É da molti anni che l’Ortopedia sta cercando un trattamento alternativo alla chirurgia protesica, considerata l’ultima opzione nei pazienti con artrosi. In questo scenario la terapia rigenerativa sta prendendo sempre più spazio.
Fin dall’inizio della mia carriera come Ortopedico, ho sempre sentito che l’artrosi non ha cura, che non esiste nulla che possa rallentarne il processo. L’artrosi causa spesso un blocco meccanico nel movimento e la fisioterapia, da sola, non è in grado di ridurre questa limitazione e alleviare il dolore.
La ricerca di trattamenti alternativi nel corso degli anni hanno portato alla scoperta di tecniche come la viscosupplementazione, il PRP, che rappresentano tecniche di conservazione articolare che nelle fasi iniziali di evoluzione della patologia artrosica possono rappresentare un’alternativa.
In particolare il PRP (plasma ricco di piastrine) è una tecnica che ha ricevuto una certa enfasi nel trattamento delle articolazioni artrosiche. Traguardi importanti si sono già raggiunti con l’utilizzo di PRP nelle patologie tendinee e muscolari con risultato di una netta riduzione del dolore con miglioramento della qualità di vita.
É importante riflettere su come il paziente valuta il risultato di un trattamento chirurgico o conservativo. Spesso la risposta che sento in ambulatorio è “ Mi basterebbe non sentire più così male, poter fare due passi, riuscire a dormire la notte senza svegliarmi per il dolore, non dover più prendere tutti questi anti-infiammatori”. Così l’idea che mi sono fatto che ciò che il paziente si aspetta da noi è una qualità di vita migliore, una riduzione del dolore.
In quest’ottica si inserisce la terapia rigenerativa.
Le piastrine sono cellule del sangue che sono normalmente impegnate nella formazione del coagulo in seguito a una lesione vascolare. Studi recenti hanno dimostrato che le piastrine posseggono “fattori di crescita” che agiscono oltre che come promotori della cicatrizzazione tissutale, come regolatori del processo infiammatorio locale.
IL PRP è un concentrato di fattori di crescita, un plasma con alta concentrazione di piastrine, dalle 3 alle 5 volte maggiore rispetto a quello che si trova nel sangue. É per questo che il sangue prelevato dal paziente viene pi centrifugato per separare le piastrine dalle altre cellule. Il prodotto ottenuto viene successivamente iniettato in articolazione o sul tendine o sul muscolo.
Le cellule mononucleate del sangue periferico si ottengono grazie a un prelievo di sangue, luogo dove risiedono monociti e linfociti, attraverso un sistema di filtrazione. Queste cellule si occupano con successo e velocità di rispondere al danno tissutale e procedere alla rigenerazione della stesso. Grazie a questo processo è possibile migliorare la vascolarizzazione tissutale, favorendone il rimodellamento e la rigenerazione.
L’uso di cellule staminali derivate da tessuto adiposo per accelerare la guarigione dei tessuti è ampiamente descritto in letteratura. Il concentrato autologo di tessuto adiposo contiene cellule mesenchimali pluripotenti, in grado di differenziarsi in diverse linee cellulari. Agiscono riducendo l’infiammazione e accelerando notevolmente la rigenerazione tissutale. Vengono impiegate nel trattamento dell’artrosi iniziale per mezzo di infiltrazioni intra-articolari.
Con la medicina rigenerativa possiamo trattare patologie tendinee e muscolari, migliorare la qualità della cartilagine, risolvere borsiti o tendinopatie come le trocanteriti.
Questa terapia offre una possibilità al trattamento non chirurgico dell’artrosi. Diversi lavori recenti dimostrano che la medicina rigenerativa ha risultati superiori alle altre sostanze nel trattamento dell’artrosi, promuovendo la formazione di collagene e la riparazione della cartilagine.
Il trattamento può essere realizzato ambulatorialmente in anestesia locale, nel caso dell’anca sotto guida ecografica.
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